Intervista a Danilo La Mantia, fondatore di Isola Surf
I popoli del mediterraneo sono il risultato di millenni di contaminazione, interazione e metamorfosi. Nulla è puro ed autoctono. Nulla è stasi. Le onde distruggono, ricreano e trasportano, oggetti e persone, storie individuali ed intere culture. Il percorso di Danilo è emblematico di questo processo. Nato e cresciuto nel profondo sud d’Italia, un ambito sociale apparentemente antitetico all’immagine stereotipata del surf, tutta palme e furgoni anni ‘70, ha avuto il coraggio di fuggire, formarsi, tornare ed arricchire con le esperienze acquisite quella stessa terra che lo ha nutrito. Istruttore ISA-CONI di secondo livello, tube-rider di livello internazionale, Danilo ha fondato una delle scuole surf più professionali d’Italia. A Palermo. Un’esperienza che merita una intervista.
Raccontaci degli inizi del surf in Sicilia. Chi sono stati i pionieri e quale era il feeling tra di voi nei primi anni ‘90. Quali sono stare le persone che hanno ispirato la tua crescita.
Il movimento surf è iniziato in ritardo qui, rispetto al resto d’Italia. Fino agli anni ‘90 eravamo in pochi a surfare in Sicilia, un gruppo di amici con un grande passione in comune e poche conoscenze di quello che succedeva nel resto del mondo. Sicuramente Roberto Romancino ed Enrico Perricone sono stati la maggiore fronte di ispirazione agli inizi. Il mio primo viaggio a Bali ha segnato l’inizio di un amore profondo per il surf e le onde oceaniche ed il desiderio di trasmettere questa passione a chi mi sta attorno.
Sei uno degli istruttori più bravi in Italia. Lo dico perché sono stato testimone in parte della tua formazione durante i corsi ISA. Che background formativo hai e come sei arrivato al level 2 della ISA? Cosa significa essere professionale nel surf?
Grazie Nik, complimenti molto apprezzati, sopratutto da una persona super professionale come te! Ho deciso di diventare istruttore per la voglia che avevo di condividere con i miei amici tutto quello imparavo in acqua surfando in oceano con i migliori surfisti al mondo. Li vedevo surfare con stile anche onde piccole e poco potenti, uno stile che si addice molto alle nostre onde. Ho subito iniziato a fare esperienza con istruttori rinomati come Peter Cook, Martin Dunn, Didier Piter. Penso che essere professionale come coach vuol dire avere una grande passione e saperla trasmettere. Serve anche un buon livello di surf, i tuoi basilari (bottom turn, top turn, off the lip, cut back) devono essere perfetti. Serve anche una vocazione personale per dedicarsi al 100% ai tuoi allievi cercando di far letteralmente ‘fiorire’ il loro potenziale.
Quali sono le potenzialità surfistiche della Sicilia? Quali sono i suoi limiti? Parlaci delle onde che ti hanno maggiormente formato come surfista e come coach, dentro e fuori dalla Sicilia.
In Sicilia abbiamo un mare stupendo, tanta frequenza di onde, clima e cibo fantastici. Essendo un isola possiamo surfare sia con i venti da nord che da sud facendo poche ore di macchina. L’unico limite penso sia il fatto che non siamo in oceano e quindi non puoi praticare il surf tutti i giorni come gli altri sport, noi suppliamo a questa carenza con allenamento specifico a secco, palestra, skate e SUP. Questo limite però a volte fa diventare il surf più bello, quando vedo delle belle onde nel mar mediterraneo mi sembra una magia! Riguardo la mia formazione sono stato sempre attratto dalle onde grosse e da un surf potente e aggressivo. Ho avuto la fortuna di trascorrere tanto tempo In Indonesia surfando spot come Desert Point a Lombok e tutte le onde culto di Bali. Con Desert ho un feeling particolare, è lì che ho preso i tubi più profondi della mia vita e che ho imparato, sulla mia pelle, cosa significa sbatter il muso sul reef. In Francia ho imparato a surfare onde diverse, meno regolari ma ugualmente impegnative, dove il problema sono gli ‘hold-down’. Rimani sommerso per molto tempo e devi imparare a gestire la paura e la carenza di ossigeno. Entrambi i posti sono frequentati dai surfisti e dagli allenatori migliori, quindi ho unito l’utile al dilettevole. Nonostante io ami le onde grosse (sto per iniziare un percorso di avvicinamento al big-wave, a Nazarè) mi diverto molto anche con le onde medio-piccole, sopratutto quando condivido le mie conoscenze con i miei allievi.
Che ruolo ha il surf in un contesto sociale spesso problematico come il vostro? Raccontaci del progetto Mana e del vostro impegno sociale.
Il Mana Project è stata una delle esperienze più forti e belle della mia vita. Si trattava di insegnare a ragazzi del carcere di Palermo, coinvolti in un percorso di riabilitazione sociale. Il mare è una metafora della vita e noi siamo stati una guida ed un esempio. I risultati, a detta degli psicologi, sono stati sorprendenti. Maggiore attenzione e motivazione. Spero di ripetere l’esperienza ancora qui in Sicilia perché l surf non è solo uno sport olimpico, ma anche una vera e propria terapia contro la depressione e tutti le forme di stress post traumatico.
Isola Surf. Come è nata e che direzione sta prendendo la vostra scuola? Quali sono i suoi ‘core-values’?
Isola Surf è nata nel 2011 e quando decisi di cambiare vita, lasciando il lavoro di mio padre e dedicandomi al surf coaching. La nostra missione è condividere tutta la nostra passione con chi vuole approcciare questo fantastico mondo. I nostri core-values sono gli stessi che ci hai insegnato tu nel corso ISA ‘inclusione, rispetto dell’individuo, sicurezza, valorizzazione dell’ambiente’. Il nostro scopo ad ogni lezione è quello di realizzare pienamente le potenzialità di ogni studente, e di farlo con procedure divertenti e soprattutto sicure.
Come vedi il futuro del surf coaching in Italia e in Sicilia?
Penso di trascorrere sempre più tempo in oceano e di continuare lì la formazione dei miei atleti migliori. Stiamo organizzando viaggi in oceano per dare la possibilità ai nostri allievi di fare esperienza, magari trovando la loro strada per vivere di surf. Una strada che in Italia, ora, è molto difficile percorrere nonostante i tanti passi in avanti fatti in questi ultimi anni grazie alla ISA e alla FIWS.